C’è un filo che lega la giornata del ricordo delle vittime di mafia alla conferenza stampa del governo del giorno precedente. Draghi parla di condono, senza alcuna vergogna. Chiamare le cose per nome non è sempre un fatto di per sé positivo. Minimizza. Importi piccoli. Piccola platea di contribuenti. Forse (forse!) quella che ha meno disponibilità. “Mi si dice” che l’amministrazione è molto oberata. “Lo Stato non ha funzionato”. Serve sollievo per continuare la lotta all’evasione.
Il premier sembra conoscere il problema per sentito dire, il tecnico si affida ai forse, l’amministrazione non ce la fa e ha bisogno di sollievo, lo Stato non funziona, va riformato. Trasmette un’immagine di fragilità, propria e degli apparati dello Stato, scopre il suo tallone d’Achille. Lo Stato non è in grado di riscuotere le tasse, si trova costretto a condonare. Ignora, o finge di ignorare, che così facendo mortifica i cittadini virtuosi. Questa non consapevolezza di nuocere a chi si prova a rispettare le leggi è l’aspetto peggiore della faccenda.
Lo Stato abdica e si consegna mani e piedi all’antistato. Quella miscela di particolarismo, interesse privato, disprezzo della legge, sotterfugio, false idee libertarie, che sono anticamera dell’illegalità e humus per la criminalità. Lo Stato dei mi si dice, dei non funziono, degli ho bisogno di sollievo, dei ti condono, genera la più completa sfiducia nei cittadini che si volgono per forza o per amore ad altre entità. Più solide e convincenti. Che non si fanno tanti scrupoli se uno non paga o non ha da pagare. Gli si brucia il capannone o il negozio. E chi si oppone lo si ammazza.
Solo trasmettendo al paese il senso della legalità si potrà continuare a combattere la mafia e a vincerla. Questo governo in questo frangente non ha dimostrato di volerlo fare.
160° Unità d’Italia, 22 marzo 2021, Beretta Roberto Claudio