Spesso noi di @cittadiniditalia abbiamo provato a raccontarvi quanto la condizione femminile nella storia sia stata subordinata a quella maschile. In Italia la mentalità maschilista dominante si accentua con l’arrivo del fascismo e della sua concezione macista della società, di cui risente anche la lotta partigiana. Oggi, però, vi raccontiamo di una donna che è riuscita a intrufolarsi tra le pieghe del virilismo bellico e a diventare un simbolo della Resistenza.
Irma Marchiani nasce a Firenze il 6 febbraio 1911 e da adulta vive a Santo Stefano di Magra, nella provincia di La Spezia, dove lavora come miniaturista e ricamatrice.Trascorre le estati a Sestola e questo la lega fortemente al territorio del Frignano: Irma è infatti asmatica e respirare l’aria di montagna è sempre un bel ristoro per lei.
L’8 settembre 1943, quando il maresciallo Badoglio annuncia l’armistizio con le forze anglo-americane, la Marchiani si trova proprio a Sestola. In quei momenti nasce forte in lei il desiderio di Resistere all’occupazione nazista e alla Repubblica Sociale Italiana. Il 1° maggio 1944 entra ufficialmente nella Resistenza con il nome di battaglia “Anty”, un diminutivo di antifascista.
Fin da subito “Anty” dimostra di sapere tenere le redini del gruppo grazie alle sue capacità motivatrici, che permettono ai suoi compagni di non perdere mai la speranza. Alla luce di ciò, alla fine dell’estate Irma assume il ruolo di commissario politico del Battaglione “Manni”.
Proprio sotto questo incarico la Marchiani conduce una parte delle formazioni della Resistenza al di là della Linea Gotica, una poderosa opera difensiva fortificata costruita dall’Esercito tedesco che si estendeva dal versante tirrenico a quello adriatico, dalla Toscana all’Emilia-Romagna. Dove si trovava ora il Battaglione “Manni”, nella valle del Panaro, infatti, non c’era abbastanza cibo per sostentare tutti i partigiani, che quindi erano costretti a spostarsi.
Il 12 novembre 1944 “Marchiani protegge l’avanzata dei suoi uomini e viene sorpresa dai militari di guardia. Dal momento che le autorità fasciste conoscono il suo profilo e sanno che nell’estate precedente è già riuscita a fuggire dalla prigione di Sestola, i soldati che l’hanno arrestata ricevono l’ordine di condurla nelle carceri di Pavullo.” (Degli Esposti)
Verrà fucilata il 26 novembre, dopo aver scritto, in una lettera alla sorella, “ho sentito il richiamo della Patria per la quale ho combattuto: ora sono qui fra poco non sarò più, muoio sicura di aver fatto quanto mi era possibile affinché la libertà trionfasse.”
Buon 25 aprile a tuttə!
160° Unità d’Italia, 25 aprile 2021, Beretta Roberto Claudio