GIULIO REGENI, dottorando dell’Università di Cambridge, veniva rapito al Cairo 5 anni fa, il 25 gennaio 2016. Al momento della sua morte, Giulio si trovava in Egitto per svolgere una ricerca sui sindacati indipendenti egiziani presso l’Università Americana del Cairo. Proprio in questa sua attività sono da ricercare i motivi della sua morte.
Fin dai giorni subito successivi al ritrovamento del corpo di Giulio, avvenuto il 3 febbraio, le autorità egiziane hanno fatto di tutto per insabbiare il caso: il capo della Polizia criminale e del Dipartimento investigativo di Giza Khaled Shalabi, negando gli evidenti segni di percosse accrediterà prima la tesi dell’incidente stradale e poi quella del delitto a sfondo omosessuale.
Il 6 dicembre 2016 il procuratore generale egiziano Ahmed Nabil Sadek incontra il procuratore della Repubblica di Roma Giuseppe Pignatone nella capitale. Al vertice sono presenti anche i genitori di Giulio, Paola Deffendi e Claudio Regeni, i quali alla fine dell’incontro sono rassicurati dallo stesso Sadek che “è cosa fatta”. Tuttavia il procuratore egiziano non fa altro che ripetere agli investigatori italiani quello che già sapevano: anche in questa occasione l’impegno del governo egiziano nella ricerca della verità è dubbio, talmente dubbio che ancora oggi siamo qui a chiedere verità per Giulio.
Lo scorso 10 dicembre la Procura di Roma ha chiuso le indagini sulla morte di Regeni ed è di pochi giorni fa la notizia della richiesta di rinvio a giudizio dei quattro agenti segreti egiziani Tariq Sabir, Athar Kamel Mohamed Ibrahim, Uhsam Helmi, Magdi Ibrahim e Abdelal Sharif.
Dopo la chiusura delle indagini da parte della procura capitolina, l’Egitto aveva fatto sapere che non avrebbe collaborato con l’Italia nel processo e che avrebbe agito con un processo autonomo a una banda di truffatori che aggrediva cittadini stranieri, fingendo di appartenere alla polizia egiziana con documenti contraffatti. La procura di Roma ha giudicato questa ricostruzione «priva di ogni attendibilità».
Nonostante questa vicenda, il nostro paese continua a mantenere buoni rapporti diplomatici con l’Egitto a tal punto da essere il suo primo partner commerciale per quanto riguarda la vendita di armi. Proprio per questo motivo i genitori di Giulio nei giorni scorsi hanno predisposto una denuncia contro il governo italiano per la violazione della legge in materia di vendita di armi a quei Paesi che sono autori di gravi violazioni dei diritti umani.
Non smettiamo di essere al loro fianco e di chiedere verità e giustizia per Giulio.
159° Unità d’Italia, 25 gennaio 2021, Filippo Muraro