Le drammatiche e accorate parole del presidente Mattarella certificano l’inadeguatezza dell’attuale classe politica nel guidare la nazione nel momento più drammatico della storia repubblicana. Il presidente pone fine al teatrino della politica con un atto di forza, preoccupato della paralisi di una legislatura dove nessuno riesce più a far funzionare niente. Preso atto che non vi sono maggioranze in parlamento e che c’è in giro un brutto virus e cattivo, il presidente individua plasticamente due scenari possibili. Un governo del presidente con ampio orizzonte politico e temporale guidato da una personalità di alto profilo o elezioni subito. Esclude quindi il voto, dettagliando i pericoli di una campagna elettorale in corso di pandemia, i lunghi tempi di insediamento del nuovo governo, che possono andare oltre la scadenza della presentazione del recovery plan a Bruxelles, l’inadeguatezza di un governo in carica solo per l’ordinaria amministrazione nel gestire l’emergenza sanitaria economica.
Pochi minuti fa l’incarico di formare un nuovo governo è stato assegnato all’ex-presidente della Banca Centrale Europea Mario Draghi. Il quale ha accettato con riserva, formula di rito. Nella sua dichiarazione egli ha fatto proprie le istanze del presidente della Repubblica ponendo l’accento sulla drammatica crisi sanitaria, i gravi effetti sulle persone e sull’economia, ha abbozzato il suo progetto di governo, completare la campagna vaccinale, vincere la pandemia, rilanciare il paese con le straordinarie risorse messe a disposizione dell’unione europea, uno sguardo particolare alle nuove generazioni, far fronte ai problemi dei cittadini, rimettere al centro il Parlamento, dialogare con i partiti e le forze sociali. Unità dialogo impegno speranza responsabilità sono le parole chiavi del breve intervento al Quirinale.
La decisione del presidente Mattarella cala come un fulmine, resetta un sistema politico morente con un DC shock a 360 Joule, apre nuovi impensati scenari nella vita politica italiana. Vi saranno certamente molti mal di pancia fra i 5 stelle soprattutto e nella destra oscillante fra responsabilità e voglia di passare all’incasso del voto nonostante gli espliciti avvertimenti costi quel che costi al paese. Non ovviamente fra i vincitori renziani che hanno ottenuto per il momento quello che volevano, ma a quale prezzo. La mossa del presidente, che battezzo ovviamente mattarellum, perché come tale si cala sulla testa di uomini politici frivoli, pur con eccezioni, chiama singolarmente ciascuno alla responsabilità di fronte al paese. La scelta è semplice. O si sta dalla parte del presidente della Repubblica, e allora si lavora per uscire dall’emergenza e si coglie l’occasione della vita per ricostruire il paese, oppure non si sta con il presidente della Repubblica. In questo secondo caso aggiungiamo alle precedenti anche l’emergenza democratica. Appuntamento dunque alle elezioni, la squadra che si crede più forte non è sempre quella che vince.
159° Unità d’Italia, 3 febbraio 2021, Beretta Roberto Claudio