I nuovi arresti per associazione a delinquere di tipo mafioso nel lecchese sono l’ennesima prova che le attività mafiose sono ben radicate in Lombardia. Fin qui nulla di nuovo sotto il sole si dirà. Ferisce e sgomenta però chi è tornato in Brianza a distanza di anni, toccare con mano che luoghi a lui così familiari e densi di ricordi siano stati profanati e presidiati dalla criminalità organizzata. Basta scorrere le cronache di questi ultimi anni per comprendere che ormai viviamo in un humus mafioso. Ma non c’è ancora sufficiente percezione del pericolo. Bisogna toccare con mano. Allora si prende davvero coscienza che la mafia (in questo caso la ‘ndrangheta) esiste in Lombardia, che le sue attività si svolgono accanto alla nostra porta con molteplici modalità anche nascoste sotto l’immagine rassicurante della legalità. Allora si possono fare propri quei comportamenti individuali improntati al rispetto delle regole e delle leggi, di tutte le regole e di tutte le leggi senza distinzione, senza sotterfugi e scorciatoie, si smette di picconare lo Stato, ci si sforza di evitare il “nero”, grazie al quale possono esistere l’usura, l’estorsione, il traffico di stupefacenti, e numerose altre attività criminali e ingiustizie sociali.
159° Unità d’Italia, 10 febbraio 2021, Beretta Roberto Claudio
Per approfondimenti vedi per esempio:
Operazione Cardine – Metal Money – La Valle dei Templi
Gli affari sporchi di Vallelonga: chi è il nuovo boss della ‘ndrangheta nel lecchese – Lecco Notizie