Il sacrario partigiano della Ghirlandina, sulla facciata settentrionale della torre modenese, è fatto con le centinaia di foto bianco e nero dei partigiani uccisi, dei civili deportati o giustiziati per rappresaglia dai nazifascisti durante la Resistenza. Volti di uomini, donne, madri, adolescenti, contadini, operai, militari. Fucilati, impiccati, deportati. Vittime civili e partigiani che combattevano per liberare l’Italia occupata. Hanno lottato per sé, le loro famiglie, i compagni, per l’Italia. Non hanno difeso i sacri confini della patria ma i loro campi, le fabbriche, la casa, la città dall’odio e dalla follia nazifascista. Nazisti e repubblichini di Salò ce li avevano in casa.
Se ti avvicini riconosci volti familiari. Potresti averli incontrati in questi giorni per strada, al lavoro, in qualche luogo della città. Li confonderesti con noi. Sembriamo uguali. Hanno uguali lineamenti, medesimi sorrisi, intravedi le stesse paure le speranze gli stessi sogni. Riflessi in uno specchio scorgi in loro incredibilmente noi stessi. Ed essi in noi sé stessi. Senti che quelle donne e uomini vivono in noi e noi in loro indissolubilmente. Il tempo si è fermato per sempre. Nel ’44-45 quei noi di allora combatterono per liberare l’Italia occupata, gettarono il seme della Repubblica, scrissero la Costituzione, costruendo sulle tradizioni comuni, sui principi democratici, sull’antifascismo; adesso quei loro di oggi rinnovano instancabilmente la Liberazione, difendono i doni che ci hanno lasciato, la libertà, la democrazia, la Repubblica, la Costituzione, la convivenza civile, l’unità, il progresso civile, giustizia e legalità.
Come ormai sanno anche i muri, la libertà non è una conquista definitiva. La libertà richiede impegno personale, scelte faticose, quotidiane, intelligenza, fantasia, responsabilità, ascolto, capacità di cambiamento, accoglienza, osservanza delle leggi. Il 25 aprile richiama al dovere civico, all’impegno politico, alla costruzione della polis, della comunità italiana. Di essere partigiani non si finisce mai.
160° Unità d’Italia, 20 aprile 2021, Beretta Roberto Claudio