Forse no. Il nostro paese non sembra brillare nel mondo per livello di istruzione della popolazione adulta. Prendendo come misura del grado di istruzione il diploma di laurea, l’Italia occupa la penultima posizione in classifica in termini percentuali. La forbice rispetto agli altri paesi è aumentata nel corso dell’ultima generazione. Fra i giovani solo uno su quattro è laureato. La spesa per studente universitario non solo è inferiore agli investimenti di molti altri paesi occidentali, ma non risulta nemmeno in grado di sopravanzare gli standard raggiunti da paesi che pur investono di meno. A ciò si aggiunga che in uno studio dell’OCSE disegnato per valutare il livello di competenze degli studenti, meno della metà dei partecipanti italiani ha mostrato di saper risolvere problemi complessi: in lettura, in matematica, in scienze, abbiamo raggiunto livelli inferiori a quelli della media dei paesi OCSE (comprende 57 stati di tre continenti), inoltre in scienze il trend è in discesa dal 2012.
Gli ultimi dati risultano dal rilevamento (2018) del Program for International Student Assessment (PISA), indagine condotta dall’OCSE con periodicità triennale per valutare il livello di competenze degli studenti, mentre i dati sul livello di istruzione degli adulti ed in particolare sull’istruzione universitaria, sono stati pubblicati sempre dall’OCSE nel 2020.
Vediamo il dettaglio (fonte il Sole 24 ore, 7 gennaio 2021, “Italia penultima per laureati. Il modello economico e culturale è la Corea”, Francesco Mercadante). Considerando la laurea, l’Italia è penultima nel mondo per livello di istruzione universitaria con il 19.6% di laureati sulla popolazione adulta, il Messico è messo peggio di noi (18.3%, per poco non ci supera). Il 37.8% degli italiani ha solo la terza media, il 42.5% il diploma di scuola superiore. Dal confronto del dato italiano con quello della Corea del Sud, che con il 50% di laureati si colloca ai primi posti per livello di istruzione della popolazione adulta (quarto posto con Israele dopo Canada, 59.4%, Lussemburgo e Giappone), emergono interessanti informazioni quando si pone l’attenzione sulle due fasce di età: giovani, 25-34 anni; senior(es), 55-64 anni. In Corea 2 giovani su 3 sono laureati (69.8%), in Italia 1 su 4 (27.7%). Il 24.4% dei senior coreani sono laureati, in Italia il 12.8%. Nel giro di una generazione si è passati quindi dal 24.4% al 69.8% in Corea, dal 12.8% al 27.7% in Italia. Eravamo indietro, adesso ci hanno distanziato. Veniamo alle spese di istruzione pro capite. La Corea è al ventinovesimo posto nel mondo per investimenti per studente universitario, 10.109 dollari, l’Italia è ventunesima con un investimento lievemente superiore 11.257 (10% in più). [per avere un altro termine di paragone, gli Stati Uniti spendono circa 30.000 dollari per avere una percentuale di laureati appena inferiore al 50% della popolazione adulta]. Abbiamo speso quindi quasi gli stessi soldi della Corea, ma evidentemente li abbiamo spesi male: infatti la Corea spende di meno ma ha risultati migliori (il 50% di laureati contro il 19% dell’Italia).
Come si vede il nostro paese è dunque ben lontano dalla maggior parte degli altri stati OCSE, per quanto riguarda il grado di istruzione della popolazione adulta, e il divario tende purtroppo ad aumentare col passare degli anni. Per recuperare il terreno, potrebbe essere utile aumentare la spesa per studente universitario, e nello stesso tempo impiegarla meglio. I soldi arrivano col Next Generation, la riforma della scuola la fa il Ministero dell’Istruzione con gli operatori scolastici. Si astengano regioni e loro (s)governatori.
159° Unità d’Italia, 8 gennaio 2021, Beretta Roberto Claudio