Tornano provvedimenti più restrittivi per arginare la diffusione del virus, tornano le resistenze dei presidenti di regione. Per Fontana aver messo la Lombardia in zona rossa su dati secondo lui in miglioramento, è una “punizione” che la Lombardia non si merita. Si tratta di un déjà vu, la differenza è che in novembre si parlava di schiaffo adesso di punizione: proporrà ricorso al TAR. Il calabrese Spirlì sempre in novembre commentando la decisione del Ministero di mettere la Calabria in zona rossa, aveva parlato di sordità istituzionale sospetta e di un decreto “punitivo”, tuttavia si era salvato in corner invitando i calabresi a rispettare le leggi, anche quando sono inique. La provincia di Bolzano diventa zona rossa? Non pare. Kompatscher, governatore di quella provincia, si dice che firmerà in serata un’ordinanza che manterrà le limitazioni attualmente in vigore, fascia gialla, in opposizione alla decisione dell’ordinanza del Ministro della Salute, non è chiaro se farà anche lui ricorso. In dicembre il presidente di regione Marsilio ha autoproclamato l’uscita dell’Abruzzo dalla zona rossa tre giorni prima del termine preventivato dal governo, che ha fatto ricorso al TAR che ha dato ragione al governo e così l’Abruzzo detiene tuttora il record mondiale di cambio colore con tre cambi in tre giorni, ma non stiamo giocando a Uno. Taccio per carità di patria le parole di Marsilio contro il governo. Anche altri presidenti non si sono fatti scrupoli di lanciare pubbliche critiche o in qualche caso attacchi durissimi contro le istituzioni centrali. Eppure da quel che è dato sapere tutti erano presenti alle conferenze Stato-regioni dove venivano fissati i criteri per la classificazione delle zone. E’ chiaro che se non si rispettano le ordinanze e ognuno va per conto suo per giunta attaccando il conduttore l’epidemia sarà sconfitta alle calende greche.
Sono solo pochi esempi di conflitto fra istituzioni. I motivi sono ben noti. Il protagonismo dei presidenti di regione e la deriva autonomista a protezione e sviluppo di interessi locali gettano il paese nella confusione, accentuano le disuguaglianze fra cittadini, moltiplicano i conflitti fra Stato e regioni. Prendendo a prestito il salviniano “lo capirebbe anche un bambino”, lo capirebbe anche un bambino che aumentando troppo i poteri delle regioni e le ambizioni dei governatori lo Stato finisce per soccombere (circa venti contro uno) e i cittadini per perdere diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione. E’ indispensabile rivedere al più presto il sistema delle regioni e restringere le autonomie per ridare forza alle istituzioni e allo Stato, anche modificando il titolo V.
159° Unità d’Italia, 16 gennaio 2021, Beretta Roberto Claudio