Il nascituro Ministero della Transizione Ecologica certamente spenderà una buona fetta dei soldi del recovery plan per potenziare l’impiego delle energie rinnovabili, per favorire la trasformazione energetica degli edifici, per mettere una pezza al dissesto idrogeologico, per implementare una capillare rete di rifornimento delle auto elettriche, per la ricerca nello sviluppo dell’economia dell’idrogeno;
meno certo che costruirà infrastrutture per il trasporto su rotaia, porti e retroporti per accogliere merci dall’oriente, meno certo che rivoluzionerà la mobilità delle aree urbane e suburbane potenziando il trasporto pubblico, ammodernando i treni dei pendolari, costruendo piste ciclabili e pedonali dappertutto, meno certo che condurrà campagne pubblicitarie per invitare i cittadini a modificare comportamenti dannosi per l’ambiente e promuovere un utilizzo più razionale delle risorse naturali e dell’energia;
quasi certamente non interverrà nella gestione dei rifiuti sottraendo il business alle ecomafie, non fermerà il consumo di suolo, le trivellazioni e la ricerca di nuovi giacimenti di idrocarburi, nè promuoverà l’economia circolare;
è matematico invece che potrà contare dell’appoggio incondizionato del ministero della transizione ecologica, quello a lettere minuscole, a sede periferica diffusa, operante da decenni, alle cui dipendenze si hanno
– uomini e donne che non abbandono rifiuti per strada volontari che raccolgono entusiasticamente i rifiuti gettati da altri usano la macchina solo quando non ne possono proprio fare a meno si muovono a piedi o in bicicletta usano i mezzi pubblici anche a costo di piccoli grandi disagi bevono l’acqua del rubinetto riducono i consumi domestici d’acqua non buttano cibo avanzato allungano la vita degli oggetti riducono i consumi all’essenziale comprano prodotti a chilometro zero verdura e frutta di stagione riducono il consumo di carne evitano per quanto è loro consentito imballaggi di plastica spengono la luce quando non serve abbassano i riscaldamenti non tengono le porte dei negozi aperte sulla strada con il riscaldamento o l’aria condizionata a manetta non lasciano la macchina in sosta col motore acceso non lanciano cartacce o borracce al giro d’Italia non usano pesticidi né diserbanti non comprano oggetti inutili o superflui di cui sono quotidianamente bombardati dalla pubblicità non incendiano boschi non raccolgono fiori in montagna …
– donne e uomini che hanno a cuore il futuro del pianeta, che sono fortemente preoccupati del cambiamento climatico, della distruzione delle foreste, degli habitat naturali, dell’estinzione delle specie, della biodiversità in pericolo, dello scioglimento dei ghiacci, del degrado ambientale, della salute pubblica, dei delitti perpetrati contro i popoli nella ricerca di sempre più risorse, della povertà a cui la nostra bulimica società condanna cinicamente i più deboli, gli esclusi del mondo.
159° Unità d’Italia, 12 febbraio 2021, Beretta Roberto Claudio