La proposta di acquisto di vaccini al libero mercato presenta molti lati oscuri e qualche spiacevole conferma. E’ di dominio pubblico che intermediari, di cui non è concesso conoscere il nome, hanno proposto ad alcune regioni quote consistenti di vaccini del circuito EMA (Pfizer, AstraZeneca) (per esempio al Veneto 27 milioni di dosi, alla Lombardia 2,5 milioni, addirittura in numero superiore alle dosi fin qui consegnate ufficialmente agli stati europei dalle case produttrici, secondo il conduttore del programma “Piazza pulita”, La7). Le case farmaceutiche affermano a mezzo stampa che non vi è al momento da parte loro alcuna fornitura vendita o distribuzione del vaccino al settore privato, e che se qualcuno offre vaccini attraverso il settore privato è probabile che si tratti di vaccini contraffatti e come tale va segnalato alle autorità competenti. Anche Ursula Von der Leyen ha messo in guardia dalle contraffazioni aggiungendo la considerazione che vaccini acquistati al di fuori del circuito ufficiale (contratti case farmaceutiche – stati europei) non sono garantiti dal punto di vista del mantenimento della catena del freddo.
Delle due l’una, o le case farmaceutiche dicono il vero, quindi non ci sono vaccini, da loro prodotti, sul mercato per il settore privato, e allora i vaccini offerti dagli intermediari alle regioni o non ci sono o sono contraffatti; oppure affermano il falso, in questo caso esisterebbe un mercato parallelo dei vaccini, cioè un mercato nero (non è libero, è nero), costituito da dosi sottratte alla consegna agli stati europei (il che sia detto per inciso spiegherebbe ahimè come mai le case farmaceutiche non riescono a rispettare le consegne secondo contratto), alimentato cinicamente dalle stesse industrie che hanno firmato i contratti con gli stati. Sarà la magistratura e i NAS, che hanno già aperto inchieste, a stabilire quale delle due alternative è quella vera.
Nel primo caso (vaccini contraffatti) le regioni, pur motivate dalla lodevole intenzione di salvaguardare la salute degli abitanti dei loro territori nel voler accelerare i piani vaccinali, si sono esposte incautamente ad una truffa, ottenendo paradossalmente l’effetto contrario della suddetto buon proposito, in quanto ai cittadini verrebbero somministrati pseudo-vaccini, cioè sieri non autorizzati dalle autorità sanitarie competenti, possibilmente privi di efficacia protettiva e/o gravati da reazioni avverse misconosciute. Nel secondo caso (vaccini autentici fuoriusciti dal mercato ufficiale) la proposta delle regioni fa a pugni con l’etica in quanto, mediante l’acquisto di lotti al mercato nero, sosterrebbe la sottrazione di dosi già destinate alla popolazione, ritardando in tal modo quella campagna vaccinale che si vorrebbe accelerare, e compromettendo l’efficacia stessa della vaccinazione di massa; inoltre recherebbe un grave danno economico ai contribuenti perché finisce per far comprare le stesse dosi a prezzi maggiorati, e per giunta due volte, poiché un numero equivalente di dosi è già stato acquistato in precedenza dallo Stato attraverso i canali ufficiali. La via dell’inferno è lastricata si sa di buone intenzioni. Non è etico che istituzioni dello Stato si prestino ad alimentare il mercato nero in qualsiasi forma. Come pure non è accettabile che le regioni espongano i cittadini italiani a danni economici e a possibili rischi sanitari causati dalla somministrazione di vaccini taroccati acquistati “fai da te”. Ancora una volta ne escono sconfitti il buon governo e i cittadini, e la sensazione è che le regioni oltre ad essere particolarmente vulnerabili alle lusinghe di ignoti “intermediari”, abbiano almeno in un caso, per protagonismo, per antagonismo, per desiderio di autonomia, per superficialità, voluto sostituirsi allo Stato in un settore strategico e a cose fatte per insinuare come al solito di essere migliori dell’amministrazione dello stesso Stato.
159° Unità d’Italia, 21 febbraio 2021, Beretta Roberto Claudio