Ci meravigliamo all’ultimo momento, quando ci siamo dentro e non si può più cambiare, ma ci abbiamo lavorato tutti in lunghi anni. Si diventa carnefici lentamente, piano piano, insensibilmente. Nell’indifferenza, nel silenzio, nell’apatia, nel cinismo, nell’ipocrisia, nell’adattamento progressivo a una società degradata. Un tale si compiace nell’affermare che i senatori a vita “non muoiono mai, o almeno muoiono troppo tardi” fra gli applausi della claque e si nasconde dietro la citazione. Un sindaco è accusato di aver svuotato pacchi alimentari governativi destinati ad indigenti vecchi e famiglie di immigrati. Un consiglio comunale ostacola l’accesso alla tariffa agevolata dei buoni pasto per gli stranieri e i loro bambini sono costretti a mangiarsi il panino portato da casa da soli mentre gli italiani mangiano in mensa. Si chiudono i porti lasciando morire gente in mare e ci si erge a salvatori della patria. Si fa finta di non vedere profughi assiderati alle porte d’Europa, le cui immagini evocano proprio nel giorno della memoria una straziante similitudine con quella degli ebrei nei campi di sterminio. Si tollera il dilagante cinismo verso gli anziani, colpevoli di ammalarsi di covid e di morire, pensando che se li si abbandona al proprio destino non sarebbero necessari i lockdown e l’economia potrebbe dispiegarsi senza più seccature. Si ascolta senza soprassalti il quotidiano bollettino di morti, son tutti vecchi, ultraottantenni, pluripatologici, si accetta che siano abbandonati nelle RSA. Vite minori. I più fragili diventano la causa dei mali della società. Si passa così dal confronto sui problemi reali all’esposizione alla gogna di categorie di persone individuate come responsabili di tutto ciò che non funziona. Stranieri migranti vecchi rom ebrei omosessuali, clochards. E insieme a questa umanità considerata indegna e fastidiosa, chiunque si opponga con la fatica della competenza e del ragionamento al qualunquismo al negazionismo alla semplificazione è additato come nemico: intellettuali giornalisti professori scienziati medici infermieri donne emancipate cittadini singoli. Si lascia che siano coperti di minacce e di vergognosi insulti senza fare una piega. Si prendono a modello leader populisti o si strizza l’occhio a regimi ignorando che essi negano i diritti umani. Non si fa più caso ai continui attacchi contro le istituzioni da ogni parte essi provengano, politici, amministratori dello Stato, funzionari di regione, categorie di disobbedienti, evasori fiscali, criminalità organizzata. Si invocano autonomie e si inventano identità socio-politiche inesistenti. Ci si pulisce il c… con la bandiera italiana. Si giustifica e si propaganda la disobbedienza alla legge, insinuando il diritto ad un giusto limite personale autoreferenziale all’obbedienza. Si rivendica l’analfabetismo contro il sapere. Si equiparano le morti di chi si è battuto per la libertà e di chi si è battuto per l’oppressione e lo sterminio. La vittima e il carnefice. In quest’ assenza di punti di riferimento riconosciuti, in questo deficit di autorità, in questa enucleazione del nemico, in quest’oblio della memoria e confusione della storia, in questa prosperosa povertà etica e morale, in questa semplificazione populistica, annegano la ragione la giustizia la libertà la democrazia l’umanità. Così si abbozza l’embrione della disumanità. Così è potuto accadere, ma non ce ne accorgiamo ancora. Si ricorda un solo giorno su trecentosessantacinque.
159° Unità d’Italia, 27 gennaio 2021, Beretta Roberto Claudio