La parola rende uguali

Chi rinuncia al voto è come una persona che non sa parlare. Il linguaggio è la nostra finestra sul mondo. Attraverso la parola conosciamo il mondo intorno a noi, coltiviamo relazioni ed affetti, esprimiamo il nostro punto di vista, affermiamo i nostri diritti.  Chi non sa parlare vive una condizione di emarginazione, di esclusione dalla vita sociale, di privazione di diritti, di disuguaglianza, di povertà. Vive uno stato di inferiorità, è sottomessa. Non è uguale agli altri, non è libera. La disuguaglianza è l’anticamera della povertà. Ebbene una persona che non vota si mette deliberatamente sullo stesso piano di chi si trova al margine della società perché non sa usare lo strumento della parola. Rinunciando al voto egli affida ad altri soggetti l’espressione della propria volontà, rinuncia al suo punto di vista, si isola, si emargina, si sottomette. Consegna la sua libertà ai ceti che sanno governare le parole. In particolare al potere politico. E se il potere politico è anche un potere non democratico allora il pericolo è maggiore, poiché alla personale rinuncia alla parola si aggiunge la necessità di questo potere, per sua sopravvivenza, di voler plasmare un popolo incapace di parlare. Si depotenzia la scuola, si delegittimano i maestri con stipendi vergognosi, si fa disinformazione, non si informa, si lascia che la nazione impoverisca culturalmente. Il potere conta sull’analfabetismo, sul mutismo politico, sull’individualismo, sull’astensione dalla partecipazione, sull’indifferenza. Ha bisogno di tenere le vite ad un basso livello. Al potere interessa avere un popolo che non sa parlare. Lo si guida come un cagnolino dove si vuole. L’istruzione, la parola, la partecipazione alla vita politica sono mezzi pericolosissimi (per il potere) di emancipazione, di affermazione di dignità, di uguaglianza, di benessere per tutti, di progresso. Don Milani creò la scuola di Barbiana perché riconobbe che i poveri vivevano una condizione di inferiorità, di emarginazione, di esclusione dalla vita sociale dovuta al fatto che non sapevano parlare. Nel 1946 il voto per le donne fu espressione di emancipazione e di conquistata dignità sociale. Pertanto non consideriamoci liberi ed eguali perché tutti hanno una bella casa, il telefonino, la possibilità di andare alle Maldive o dove volete voi, o perché tutti possono votare alle elezioni oppure andare al mare. Se non votiamo siamo fregati.

cittadiniditalia, 28 maggio 2025, 165°unitàditalia

⬆️ Referendum 2025

Volantino Referendum 2025

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*