Minacciato da un insetto, la cocciniglia tartaruga, importata dal Canada, il mite ornamentale domestico Pinus Pinea rischia di scomparire nel nostro paese. Per intenderci, Pinus è quel pino che fa il paesaggio della capitale ornandone monumenti siti archeologici colli parchi ville quartieri, lo stesso della più famosa cartolina di Napoli col Vesuvio, e lui in primo piano. La cocciniglia non ha validi predatori e si diffonde con estrema velocità portata dal vento, distruggendo gli alberi infestati in breve tempo. A causa di questa epitifia (epidemia delle piante), in capo a pochi anni la città eterna sarà spogliata di questi pini storici e secolari, e gli scorci che abbiamo impressi nella mente saranno solo un personale ricordo. Alle generazioni future sarà negato di godere di queste bellezze. Proviamo a immaginare una Roma senza pini. Un duro colpo per il turismo.
L’abbattimento delle piante malate non sembra essere la soluzione in quanto il contagio si diffonde a grande velocità, i costi sono elevati. Pochi i nemici naturali, la lotta biologica ha armi spuntate. Sembra possibile contrastare l’infestazione con un fitofarmaco, l’abamectina, iniettata nel tronco con speciali siringhe.
Naturalmente ci vogliono soldi. Comitati di cittadini raccolgono fondi, come ad esempio quello per salvare i pini di Saxa Rubra, ma sarebbe più logico e strutturale che siano le amministrazioni comunali a finanziare la bonifica.
Si potrebbe stralciare il condono dal penultimo DPCM, non ancora convertito in Parlamento. Recuperare quei soldi non è difficile se c’è la volontà di farlo. Un patrimonio di immenso valore storico e artistico sarebbe salvato proprio dagli evasori e dai furbi. Un bel modo per riabilitarli/si davanti alla comunità. E una salvaguardia per il turismo. Ovviamente PD & company dovrebbero trovare il coraggio di votare contro il condono. Qualcosa di sinistra insomma.
160° Unità d’Italia, 9 aprile 2021, Beretta Roberto Claudio