OVVERO DEI MISTERI FRATERNO-PACIFICATORI
Due anni fa, in collaborazione con alcun* giovanott*, avevo lanciato il primo festival del 25 Aprile. Il nostro intento era di far toccare con mano attraverso le ricostruzioni di un paio di storie di partigiani dei nostri territori, del Frignano (sta in Emilia), e della Brianza (sta in Lombardia), che la Resistenza è esistita veramente e che era nostro compito raccoglierne il testimone.
Gira e rigira, ora il testimone è finalmente arrivato nelle nostre mani ed è quindi arrivato il momento di fare il secondo festival. Questa volta però non si tratta più di mostrare che c’è stata una resistenza ma, ahimè, che c’è assoluto bisogno di rifare la resistenza.
Sì, perché gira una nuova narrazione – eufemismo di storiella per smemorati– secondo cui quella Resistenza Partigiana che ci hanno insegnato a scuola (non a tutti) quando eravamo più o meno bambini è stata una stagione di atti terroristici fatti da soggetti di sinistra (i cosiddetti comunisti) del tipo attentati contro innocue bande militari, con conseguenze tragiche e spesso fatali su italiani inermi indifferenti e per giunta infastiditi. Si spiegano così via Rasella e le successive Fosse Ardeatine, e pure Marzabotto, per il momento ci si è fermati lì, tuttavia il concetto è chiaro e applicabile ad altri fatti della storia partigiana. I nipoti delle vittime italiane (leggi gli ex-cattivi) dell’odiosa Resistenza, capovolgendo la verità storica, intendono ora con atto di magnificenza dare la pace ai neopromossi cattivi (leggi le ex-vittime), imponendo che la festa della liberazione dalla dittatura fascista (leggi il 25 aprile), si trasformi in giorno della pacificazione e della condanna di tutti i totalitarismi (il che sottinteso si riferisce a nazismi e soprattutto comunismi). (A naso manca qualcosa).
Per aiutare a scoprire, tipo settimana enigmistica, l’ismo mancante,il secondo festival della filosofia si confronterà con la nuova narrazione citando alcuni strani fatti seminati qua e là dai riscrittori della storia con intento pacificatore alla siderale distanza di ottant’anni dai fatti a cui si riferiscono. Li chiamerò più propriamente misteri, fatti apparentemente non spiegabili dalla ragione, poichè in prima analisi non risulta assolutamente evidente la ratio secondo cui tali eventi possano far pacificare opposti attualmente non in guerra, se mai invece potrebbero scatenarla, e infatti vi scrivo come mio primo atto di belligeranza, pardon … di pacificazione. E siccome i sedicenti “autonominatisi senza che nessuno glielo chiedesse o ne sentisse la necessità” pacificatori si dicono fratelli, chiamerò tali misteri misteri fraterno-pacificatori, e sottotitolerò il secondo festival della liberazione, “ovvero dei misteri fraterno-pacificatori”. La musa me ne ha già sparsi alcuni fra le dita, spero tuttavia che fratelli ed affini non mi vogliano privare di nuovi rinforzi per fare numero. Del resto sono solo tre giorni, tre numero perfetto, dunque tre misteri all’alba della Liberazione. Doloroso gaudioso, glorioso.
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162° Unità d’Italia, 22 Aprile 2023, Beretta Roberto Claudio
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