Cinque gennaio 2024 (d.c.). Stazione di Seregno. Treno per Albairate delle ore 16:34. Trenord. Cancellato. Piove a dirotto. E’ buio pesto. Il prossimo treno utile è fra un’ora. Non ho nemmeno la forza di chiedere alla biglietteria il motivo della soppressione. Le cancellazioni in Trenord non sono rare. Per non parlare dei ritardi. Di questi però il campione indiscusso è Trenitalia. Su ogni tratta, con ogni treno, in ogni ora del giorno e della notte, in omne tempo, il ritardo è fisiologico. Si può partire in ritardo, attendere per tempo indeterminato l’entrata in stazione, sostare senza motivo in mezzo alla campagna, aspettare che passi un treno, a sua volta in ritardo. Rallentamenti, guasti sulla linea, guasti della motrice, incidenti, investimenti, suicidi, scioperi. Chiedi del confort? Carrozze vetuste, sporcizia, odore di urina. La tortura degli annunci. Voci sintetiche, inumane. Informazioni inutili, superflue, ripetute indefinitamente, grottesche. Luci fredde, intense, accese anche di notte, lux perpetua. Ma requies negata. Aria condizionata gelida d’estate. Aria condizionata nelle altre stagioni. Sistema dei rimborsi per disservizio: ridicolo e impraticabile. Poveri utenti! Chi si muove occasionalmente col treno non può fare programmi certi. Chi è pendolare, ovvero il cliente per eccellenza, è un numero pagante che acquista il mero trasporto fisico del soma, in tempi variabili ed incerti, senza alcun riguardo per la sua persona, non dico per il suo benessere. I pendolari sono sfruttati, umiliati, avviliti, stremati. Rassegnati. … Mi incazzo un po’. Con chi me la prendo? Vado in auto a Lambrate per la coincidenza. Imbottigliato nel traffico mi balena però un barlume di conforto e di speranza: meno male che stanno a fa’ er ponte (sullo stretto).
5 gennaio 2024, 162° Unità d’Italia, Beretta Roberto Claudio