Dalla parte degli ultimi

Incredulità. Nella voce stentorea ed enfatica sembra quasi di avvertire un intimo e compiaciuto accanimento nell’infliggere una severa punizione ad un uomo dall’aspetto mite, vestito di abiti semplici, annientato, dimenticato persino dai carabinieri al suo fianco. Balzato agli onori della cronaca per aver aperto le porte di un paese che si andava spegnendo, come molti in Calabria, a chi non aveva casa, agli ultimi, volendo ridare nuova vita all’uno e agli altri. La sentenza fa intravedere una società alla rovescia dove chi delinque o ruba, a tutti i livelli, pur che abbia il portafoglio gonfio, viene rispettato e temuto, giustificato e protetto, fa carriera, ma chi si prodiga per il bene del prossimo, soprattutto quando si tratta degli ultimi, restando a mani vuote, viene annichilito con potenza di fuoco mostruosa e furore degno dell’inquisizione.

Mimmo Lucano è stato riconosciuto in primo grado colpevole di abuso di ufficio e di truffa. Nel desiderio di aiutare i diseredati forse si è spinto un po’ oltre la legge, si è fatto prendere la mano per fare del bene, ha confusamente abusato dei suoi poteri di sindaco, questa potrebbe essere stata la sua colpa. Ma paradossalmente non ci ha guadagnato un centesimo. I soldi dello Stato che ora gli si chiede di restituire li ha spesi tutti in accoglienza integrazione lavoro rivitalizzazione di un paese destinato a morire di abbandono. Lo si può forse rimproverare di ingenuità, di eccesso di buona fede. Di sicuro lo si condanna per la colpa di accoglienza, di solidarietà, di generosità, di ospitalità, di amore del prossimo. Novelle colpe. Virtù rare e vituperate dai più, ma così popolari e radicate nella gente calabrese. Ne costituiscono il DNA. La sentenza contro Mimmo Lucano diventa così una sentenza pronunciata contro la Calabria e i calabresi, contro la loro identità, contro la loro essenza, contro la loro libertà.

E se essi ancora, e non ho motivo di dubitarne, credono e si riconoscono in questi valori identitari che ho citato, allora troveranno in questa sentenza umiliante per la Calabria, un’occasione inattesa e irripetibile, un asso nella manica, un treno della storia, che farà loro alzare finalmente la testa, di destra o di sinistra che sia, per cambiare l’apparentemente ineluttabile destino di arretratezza, di povertà, di sottomissione, di abbandono di questa magnifica terra. Al voto imminente non resta loro altro che dire chi sono, per stare dalla parte di chi è come loro. #iovotolucano

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160° Unità d’Italia, 1 ottobre 2021, Beretta Roberto Claudio

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