Pace fiscale

In arrivo domani un maxi-regalo per gli evasori fiscali. Stralcio di 60 milioni di cartelle per un valore, si dice, di 70 miliardi di euro. Venduto con la storiella di consentire all’ufficio delle entrate di concentrarsi sulle cartelle effettivamente esigibili, rappresenta invece la resa incondizionata dello Stato al partito dei sostenitori della giusta evasione (“se le tasse sono troppo alte, è giusto mettere in atto l’evasione o l’elusione fiscale”). Il provvedimento si rivolge a chi non ha pagato multe, bolli auto, imu, tari, e quant’altro dal 2000 al 2015. Non serve produrre alcuna documentazione. Esclusi i defunti per cui all’Agenzia dell’Entrate basterebbe un click per cancellare il debito, per tutti gli altri si dovrebbe almeno subordinare lo stralcio della cartella esattoriale ad una verifica patrimoniale: basterebbe chiedere l’ISEE. Si distinguerebbe chi non ha effettivamente i mezzi per saldare il debito da chi invece pur avendoli non paga, semplifichiamo così, il povero dall’evasore.

Con il condono lo Stato raggiunge una serie di obbiettivi suicidi. Conferma la bontà della scelta di evadere il fisco (tanto prima o poi arriva sempre un condono), mantiene alta la pressione fiscale supportando l’argomento della “giusta evasione”, ribadisce negli onesti cittadini il ragionevole dubbio di essere fessi (ogni tanto ci vuole un rinforzino), stimola gli incerti a saltare il fosso e ad entrare finalmente nella vincente famiglia dei furbi, rinuncia a 70 miliardi di euro che dovrà trovare sul mercato facendo ulteriore debito, si dimostra debolissimo e incapace di far rispettare le leggi che promulga. Se proprio si vuole una vera pace fiscale e non un eufemismo, non si condoni chi non paga, ma si restituisca a chi ha pagato.

Se qualche sognatore pensava che il governo Draghi avesse in agenda la riforma del fisco e una decisa lotta all’evasione fiscale può mettersi definitivamente l’animo in pace. Meglio se in pace fiscale. “Lo Stato c’è e ci sarà”. Sì, ma con le brache calate.

160° Unità d’Italia, 18 marzo 2021, Beretta Roberto Claudio

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