Prima i campani

De Luca annuncia di aver stipulato un contratto di fornitura con l’azienda (quale?) che produce il vaccino Sputnik. Aggiunge: “Siccome investiamo risorse della regione, una volta coperte le esigenze dei nostri concittadini” (ovvero i campani) “metteremo a disposizione di tutti i nostri concittadini del nostro paese” (ovvero gli italiani) “la quantità di vaccini che dovessimo ricevere dalla casa produttrice”.

E’ uno degli effetti perversi sulla tenuta dell’identità italiana, sull’uguaglianza dei cittadini italiani, sull’universalità dei diritti costituzionali, dell’invocata autonomia delle regioni e dell’azione scoordinata dei loro governatori, che non sono più fedeli amministratori dello Stato sul territorio, ma interpreti e paladini di interessi e sub-identità locali staccati da una visione nazionale comunitaria, che eventualmente viene dopo. Per il governatore della Campania prima viene la tutela della salute dei campani e poi, se avanzano dosi di vaccino, quella dei non campani. Che poi secondo De Luca sarebbero gli italiani, fra cui anche i campani, che però vengono prima. Dunque prima i campani. La divisione dell’Italia nella mente di qualche suo amministratore è già avvenuta. Nei fatti primogenitura vaccinale. Agli altri gli avanzi, se ci saranno.

E come la mettiamo con l’art. 32 della Costituzione? Che sancisce l’universalità del diritto alla tutela della salute, mica ammette disuguaglianze fra cittadini che devono essere tutelati per primi e se avanzano le risorse allora dopo vengono anche gli altri. De Luca si è spinto molto avanti, ma gli altri governatori ne succhiano la ruota. Il sistema delle regioni e dei governatori deve essere al più presto riformato in senso centralistico (titolo V). Si tratta di un’emergenza istituzionale ben più perniciosa del covid. L’attuale assetto regionale è capace di nuocere in modo grave e irreparabile all’Unità d’Italia, ai diritti costituzionali dei cittadini italiani, a quel che resta di un sentimento identitario italiano.

160° Unità d’Italia, 29 marzo 2021, Beretta Roberto Claudio

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