Ossigeno illegale

Le mafie non si limitano a produrre guadagno e ad accumulare soldi, hanno bisogno di spendere quei soldi e di metterli a frutto, hanno bisogno di reinvestirli, riciclarli, occultandone la provenienza. L’emergenza sanitaria rappresenta una grande occasione di riciclaggio e di investimento del denaro per le mafie, le uniche in grado di fornire fiumi di liquidità ad un’economia messa in ginocchio dalla pandemia. I grandi capitali derivanti dai numerosi traffici illeciti verranno usati per acquistare a prezzi di saldo tante aziende ed attività commerciali in difficoltà. Oltre che con il doping finanziario con cui altera il mercato, la mafia del dopo pandemia sarà sempre più in grado di sostituirsi allo Stato mediante l’welfare mafioso, accrescendo la propria influenza e il consenso fra la popolazione. Purtroppo i soldi delle mafie entrano con facilità impressionante nell’economia legale, trovano sempre qualcuno disposto a riciclare il denaro, o altri costretti ad accettarlo dalla necessità economica. L’infiltrazione della mafia negli enti pubblici – negli ultimi vent’anni sono in continuo aumento i comuni sciolti per mafia – la partecipazione diretta alla gestione della cosa pubblica mediante l’inserimento nelle liste elettorali di propri uomini, l’interesse la vicinanza la collusione di alcuni uomini politici con ambienti mafiosi – “la mafia porta voti, non è mai stata all’opposizione” (Gratteri) -, l’incertezza dello Stato nelle azioni di contrasto, l’isolamento di chi combatte in prima linea, l’uso del contante, l’indifferenza dei media, la non percezione del pericolo mafioso da parte dell’opinione pubblica, il forte abbassamento della morale e dell’etica pubblica – vedi a riprova il recente condono voluto dalla lega -, ed infine ceti sociali che non intendono rinunciare al tenore di vita raggiunto negli anni passati, sono alcuni degli elementi che fanno presagire un ulteriore espansione e controllo delle mafie sul tessuto socio-economico italiano nei prossimi mesi.

160° Unità d’Italia, 30 marzo 2021, Beretta Roberto Claudio

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